Come canne al vento – Trieste
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In collaborazione con il Centro Studi Albert Schweitzer nel ciclo annuale su “Scienza, fede e società”
Scienza e società impazzite?
Diari del pastore Giorgio Girardet nei lager nazisti
Introdurrà Peter Ciaccio, pastore evangelico
interverrà Hilda Girardet, figlia del pastore Girardet
Dopo la relazione seguiranno liberi interventi e la discussione, anche nel ricordo della figura di Giorgio Girardet, già pastore valdese a Trieste, conosciuto da molti in città dal primo dopoguerra come iniziatore delle trasmissioni del culto evangelico domenicale nella Trieste del Territorio Libero. I diari dell’internamento sono stati pubblicati postumi recentemente dalla casa editrice Claudiana.
L'evento sarà trasmesso in diretta sul canale YouTube TriestEvangelica al link: https://www.youtube.com/channel/UCxdZQD9FW-y2LCM2oEj-5mQ
Giorgio Girardet, Come canne al vento
Fatto prigioniero dopo l’8 settembre e deportato nei lager della Germania nazista per il rifiuto di continuare la guerra a fianco dei tedeschi e dei repubblichini di Salò, il giovane sottotenente valdese Giorgio Girardet tiene fortunosamente un diario, ritrovato quasi integro dalla figlia. Qui se ne propone la parte che va dal marzo 1944 al gennaio 1945 quando, nel campo di Sandbostel – lo stesso di Alessandro Natta, Giovannino Guareschi, Gianrico Tedeschi e tanti altri –, fu il pastore di una piccola rappresentanza evangelica e dove, sorretto da una grande fede e da una forte volontà di reazione, moltiplicherà le occasioni per incontri, gruppi di studio e stabilirà i primi rapporti “ecumenici” con alcuni dei cattolici più aperti presenti nel lager. In quei mesi getterà le basi per la sua lunga vita professionale di pastore, giornalista e studioso, sempre innovatore e sempre aperto al futuro.
Al di là del valore di testimonianza storica, queste pagine, attraverso le lenti di una prospettiva certamente parziale, ci permettono di scoprire come alcuni protagonisti di una generazione ora rimpianta abbiano saputo in condizioni drammatiche confrontarsi e gettare le basi culturali e morali per la ricostruzione del Paese.
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